Approccio alla Complessità
Tratto da CREARE LEGAMI -
Tratto da CREARE LEGAMI -
Guida per educare alla
sostenibilità -
Simona
Cerrai Stefano Beccastrini
Affrontare i problemi della Tecnologia, della natura, della società,
dei sistemi organizzativi con un approccio epistemologico fondato su
quello che Edgar Morin chiama giustamente il paradigma della
complessità non significa semplicemente farlo con la consapevolezza
che i problemi, che siamo oggi chiamati ad affrontare, sono più
complicati di quelli di ieri (anche se ciò è probabilmente vero).
Significa soprattutto affrontarli considerando l’oggetto della nostra
intenzionalità cognitiva e operativa non come un insieme di parti più
semplici che, per capire ’oggetto medesimo e per agire su esso,
conviene disaggregare il più possibile, bensì come un organismo
all’interno del quale il tutto è cosa ben diversa dall’assemblaggio
delle parti e le interazioni dinamiche tra le parti stesse e con
l’ambiente rappresentano qualcosa di più importante (per capire e
cambiare l’oggetto d’indagine e d’intervento) che non la sua struttura
statica. L’idea di complessità è nata primariamente nell’ambito delle
scienze biologiche, come rivendicazione dell’impossibilità di
ricondurre a schemi meccanici il funzionamento degli organismi viventi
(come intendeva, invece, fare un riduzionismo epistemologico che,
sulla scia della rivoluzione scientifica galileiana e filosofica
cartesiana, si diffuse in Europa per esempio, ma altri se ne
potrebbero fare, tra Illuminismo e Positivismo: esemplare il libro
L’uomo macchina di Lamettrie). Successivamente, soprattutto nel XX
secolo, si è estesa anche alle scienze sociali e dei sistemi
organizzativi.
Più recentemente, anche grazie all’opera di Ilya Prigogine, si va
proponendo come un fondamento teorico su cui appare possibile
costruire una “nuova alleanza” tra le cosiddette “due culture”, quella
delle scienze naturali e quella delle scienze umane. Nell’ambito dei
sistemi organizzativi, assumere il “paradigma della complessità”
significa a b b a n d o n a re le metafore dell’organizzazione come
“macchina” (Taylor) per accogliere metafore dell’organizzazione come
organismo vivente ecologicamente contestualizzato. Ciò implica passare
dall’idea di sistema organizzativo come struttura e come istituzione
(chiuse in sé) all’idea di sistema organizzativo come progetto e come
network (aperti all’esterno). Tale passaggio implica anche una
modifica dello strumento di integrazione e coordinamento del sistema:
dal potere alla comunicazione. Ciò vale anche in ambito scolastico e
vale anche per una comunità locale.
Cerrai Stefano Beccastrini
Affrontare i problemi della Tecnologia, della natura, della società,
dei sistemi organizzativi con un approccio epistemologico fondato su
quello che Edgar Morin chiama giustamente il paradigma della
complessità non significa semplicemente farlo con la consapevolezza
che i problemi, che siamo oggi chiamati ad affrontare, sono più
complicati di quelli di ieri (anche se ciò è probabilmente vero).
Significa soprattutto affrontarli considerando l’oggetto della nostra
intenzionalità cognitiva e operativa non come un insieme di parti più
semplici che, per capire ’oggetto medesimo e per agire su esso,
conviene disaggregare il più possibile, bensì come un organismo
all’interno del quale il tutto è cosa ben diversa dall’assemblaggio
delle parti e le interazioni dinamiche tra le parti stesse e con
l’ambiente rappresentano qualcosa di più importante (per capire e
cambiare l’oggetto d’indagine e d’intervento) che non la sua struttura
statica. L’idea di complessità è nata primariamente nell’ambito delle
scienze biologiche, come rivendicazione dell’impossibilità di
ricondurre a schemi meccanici il funzionamento degli organismi viventi
(come intendeva, invece, fare un riduzionismo epistemologico che,
sulla scia della rivoluzione scientifica galileiana e filosofica
cartesiana, si diffuse in Europa per esempio, ma altri se ne
potrebbero fare, tra Illuminismo e Positivismo: esemplare il libro
L’uomo macchina di Lamettrie). Successivamente, soprattutto nel XX
secolo, si è estesa anche alle scienze sociali e dei sistemi
organizzativi.
Più recentemente, anche grazie all’opera di Ilya Prigogine, si va
proponendo come un fondamento teorico su cui appare possibile
costruire una “nuova alleanza” tra le cosiddette “due culture”, quella
delle scienze naturali e quella delle scienze umane. Nell’ambito dei
sistemi organizzativi, assumere il “paradigma della complessità”
significa a b b a n d o n a re le metafore dell’organizzazione come
“macchina” (Taylor) per accogliere metafore dell’organizzazione come
organismo vivente ecologicamente contestualizzato. Ciò implica passare
dall’idea di sistema organizzativo come struttura e come istituzione
(chiuse in sé) all’idea di sistema organizzativo come progetto e come
network (aperti all’esterno). Tale passaggio implica anche una
modifica dello strumento di integrazione e coordinamento del sistema:
dal potere alla comunicazione. Ciò vale anche in ambito scolastico e
vale anche per una comunità locale.
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